Quello che sembrava solo una sfortunata coincidenza, si rivela essere invece una precisa scelta progettuale concepita per danneggiare deliberatamente gli acquirenti: stiamo parlando dell'obsolescenza programmata, ovvero quando gli oggetti sono progettati per rompersi al tempo prefissato...
Se anche voi siete tra quelli che avete sperimentato sulla vostra pelle cosa significa avere un oggetto che smette di funzionare proprio appena la garanzia è scaduta, continutate a leggere questo articolo...
Premessa: tutto si rompe, nulla è eterno, come sanno tutti, ma indubbiamente è facile constatare come lavatrici, tv, elettrodomestici e apparecchi elettronici sembrano durare sempre meno; quella che era solamente una sensazione più o meno evidente, trova conferma ufficiale in una pratica non molto etica, attuata da moltissimi, se non tutti costruttori; gli oggetti si devono rompere...
La pratica non è recente; tutti i commercianti hanno interesse a vendere e la rottura di un oggetto è la migliore causa di sostituzione/acquisto in un regime consumistico come il nostro.
Anni fa, un muratore dalla grandissima esperienza, mi confessava senza ipocrisie che il lavoro era dato soprattutto dalla manutenzione, e quindi i materiali dovevano durare, ma non essere eterni proprio per garantire successivo lavoro. Questo principio, è valido un po' in tutti i campi, e si presta stupendamente bene per le apparecchiature elettroniche, beni di consumo voluttuario per eccellenza. Il fenomeno, come detto, non è nuovo, tanto che molti identificano addirittura l' anno di nascita: 1924.
Fiat Lux: 1924 - Tutto iniziò dalle lampadine
Nel 1924 la corrente elettrica stava diffondendosi in modo tumultuoso e i produttori di lampadine facevano affari d'oro; così la potente lobby costituita dai big dell'illuminazione, Osram, Philips, General Electrics e altri, creò un cartello clandestino, denominato Phoebus.
Obiettivo era costruire prodotti dalla durata più breve; i dirigenti ordinarono ai rispettivi ingegneri di diminuire la durata media sistematicamente e complessivamente a 1.000 ore rispetto alle 2.500 ore che si era riusciti ad ottenere con le tecnologie dell'epoca; il piano comprendeva addirittura penali per i produttori troppo virtuosi, o semplicemente onesti, che "sforavano" il limite; l'accordo andò avanti impunemente fino al 1942, quando il governo americano riuscì a smascherare l' accordo.
Il maxi-processo si protrasse fino agli anni Cinquanta e terminò condanna dei membri del cartello: la sentenza vietò ufficialmente gli accordi di cartello e l’invecchiamento programmato delle lampadine, ma abbastanza sorprendentemente non vennero inflitte pene miliardarie. Oltre il danno la beffa, perché le lampadine ad incandescenza in vendita fino ad ora hanno sempre avuto durata sempre inferiore alle 1000 ore, nonostante gli avvenuti miglioramenti tecnologici sia dei materiali che dei processi produttivi...
Obbiettivo? In discarica sempre prima
Sempre più di frequente facciamo acquisti destinati a finire in discarica troppo presto e comunque sempre prima, perché il sistema economico occidentale è basato su questa spirale, incoraggiata anche dalla produzione di massa e dalla società consumistica, con impatto su tutto il pianeta, considetato ad esempio in Africa e Asia vengono scaricate enormi quantità di rifiuti elettronici. In questi Paesi le materie prime pregiate, come oro e platino, vengono fuse a fiamma viva senza maschere protettive, mettendo in serio pericolo la salute della maggior parte della popolazione povera. I vapori che ne derivano sono altamente tossici e condizioneranno la vita anche delle generazioni future.
Non solo nei materiali, ma anche nella nostra mente
Nel settore informatico le cose sono, se possibile, ancora peggiori; gli articoli nuovi e di lunga durata hanno uno scopo differente: il potenziamento progressivo e costante dei dispositivi induce i consumatori a guardare con interesse, già dopo poco tempo, alle offerte nel frattempo ottimizzate.
Questo atteggiamento, favorito da campagne pubblicitarie appositamente sviluppate e da marketing mirato, è chiamato dagli economisti obsolescenza psicologica; all'improvviso ci stanchiamo del vecchio dispositivo, unicamente perché quelli nuovi offrono molto di più.
La tendenza è di sviluppare sistemi sempre più chiusi ed inapribili: chiunque abbia aperto un pc negli anni 90, non può che constatare quanto i sistemi si stiano chiudendo, come dimostra perfettamente Apple con il suo iPad, chiuso così saldamente da renderne possibile l' apertura solo con attrezzatura specifica, oppure certe batterie non sostituibili rinchiuse nel case: nel corso del tempo perdono capacità, ed il dispositivo è da buttare o al massimo può essere inviato al produttore che per ripagarsi la fatica della sostituzione aumenta il costo della batteria, oppure alcune stampanti che smettono di stampare dopo un numero predefinito di copie, grazie ad una programmazione ad hoc del firmware di controllo; affinché i serbatoi si svuotino rapidamente, molte stampanti puliscono le testine spesso lasciando la spugna imbevuta di un paio delle preziose gocce d’inchiostro; se la spugna è piena, il firmware della stampante indica immediatamente che il dispositivo è irreparabilmente compromesso, cosa non vera.
Anche la scelta deliberata di componenti scadenti in particolare i condensatori, favorisce la rottura "accidentale" del dispositivo; vi siete mai accorti che sono praticamente spariti gli schemi elettrici rendendo di fatto quasi impossibile riparare alcunché?
Cosa possono fare i consumatori
Purtroppo i consumatori hanno ben poca voce in capitolo; come pecore affamate di elettronica, i produttori fanno in modo che le pecore rimangano tali anzi se possibile, ancora più pecore; unica arma a disposizione è anche la più potente; non comprare o meglio cercare di farlo informandosi...
La conoscenza, come sempre, è la migliore garanzia in nostro possesso...
Aggiornamento: qualcosa finalmente si muove...
In mezzo a tutte queste brutte notizie, finalmente vediamo qualche spiraglio per fermare questa deriva che danneggia i consumatori, trattati finora unicamente come vacche da mungere;
l'Unione Europea ha introdotto delle nuove disposizioni di legge che impongono che per ogni dispositivo commercializzato in UE siano indicati nero su bianco il periodo di durata minimo e vengano messi a disposizione gli idonei ricambi, di fatto allungandone la vita utile; resta da vedere quanto sarà possibile far rispettare le normative a tutela sia dei consumatori che dell'ambiente.
Il Parlamento europeo punta ad una maggiore durata dei dispositivi digitali; i legislatori hanno adottato le proprie richieste in merito alla proposta della Commissione sul "diritto di riparazione" dei consumatori, prevista per la fine del 2022.
Nel dettaglio, i deputati hanno chiesto che i prodotti siano progettati per durare più a lungo. In questo senso, i produttori dovranno garantire una riparazione sicura, con componenti facilmente rimovibili. Inoltre, il Parlamento ha sostenuto che un diritto alla riparazione adeguato include la possibilità, da parte del consumatore, di accedere gratuitamente alle informazioni sulla riparazione/manutenzione.
Un altro problema che si affaccia minaccioso è l'obsolescenza del software, fattore che rischia di far rientrare dalla finestra il problema che avevamo chiuso alla porta; sempre più spesso infatti assistiamo anche all'obsolescenza via codice, ancora più subdola in quanto slegata o quasi dall'obsolescenza dell'hardware, in quanto ha implicazioni di natura anche psicologica.